Il panorama linguistico dell'India
L'India è una terra caratterizzata dalla presenza di circa 500 lingue diverse, di cui la maggioranza viene utilizzata ancora oggi. Sonal Kulkarni-Joshi parla della loro diversità e traccia le loro antiche connessioni globali
La società, la cultura, la storia e la politica dell’India sono state continuamente plasmate dalla molteplicità delle sue lingue. Quindi, quante lingue sono parlate in India? Il paese accoglie parlanti di circa 461 lingue. Di queste, 447 lingue sono utilizzate attivamente nella comunicazione quotidiana, mentre 14 sono estinte e non soddisfano più alcuna esigenza di comunicazione. Tra queste, 121 lingue hanno più di 10.000 parlanti e 22 di queste sono ufficialmente riconosciute nella Costituzione indiana. Queste includono: assamese, bengalese, bodo, dogri, gujarati, hindi, kannada, kashmiri, konkani, malayalam, manipuri, marathi, maithili, nepalese, oriya, punjabi, sanscrito, santali, sin-dhi, tamil, telugu e urdu. Queste sono considerate come le “lingue pianificate” e secondo il censimento nazionale, condotto nel 2011, il 96,72% degli indiani parla una qualsiasi di queste lingue come lingua madre. L’hindi è parlato dalla maggioranza della popolazione indiana (26,6%), seguita dal bengalese (7,94%), dal marathi (6,84%) e dal telugu (6,68%).

Tra le lingue pianificate, l’hindi è riconosciuto come lingua ufficiale nazionale; l’inglese è usato a livello nazionale come lingua ufficiale sussidiaria. Dopo l’indipendenza, diversi stati dell’India hanno fatto della lingua parlata dalla maggior parte delle persone, lo strumento di comunicazione ufficiale. Pertanto, a differenza di molti paesi monolingui, che hanno un’unica lingua ufficiale (ad esempio il giapponese in Giappone, il francese in Francia e così via), non esiste un’unica lingua “indiana”.
LE FAMIGLIE LINGUISTICHE
Le lingue portano il nome delle varie ascendenze delle persone che vivono sul nostro pianeta. Quindi, come le persone, le lingue possono essere classificate in varie “famiglie”, in base alle somiglianze genealogiche tra di loro. Le principali famiglie linguistiche dell’India sono le seguenti: Indo-ariano – questa famiglia include alcune lingue principali quali: hindi, punjabi, nepalese, marathi, oriya, Bbangla e axomiya, nonché lingue tribali come bhili e katkari. Queste lingue discendono dalla lingua classica sanscrita del periodo Prakrit. Ai giorni nostri, i parlanti di questa famiglia linguistica si trovano tra l’India nordoccidentale e il nordest dell’India, occupando le pianure dell’India settentrionale. La famiglia delle lingue dravidiche comprende quattro lingue letterarie principali nell’India meridionale – tamil, malayalam, kannada e telugu – oltre a un certo numero di lingue tribali, come il toda nelle colline di Nilgiri e il gondi nell’India centrale. La famiglia delle lingue daic in Arunachal Pradesh e in Assam e la famiglia linguistica andamanese, nelle isole Andamane, sono due gruppi genealogici più piccoli nel paese.
I COLLEGAMENTI GLOBALI
È interessante notare che tutti questi gruppi linguistici indiani condividono l’ascendenza con lingue di altre parti del mondo: le lingue indo-ariane sono storicamente legate alle lingue europee, derivate dal latino e dal greco. Così, il bengalese, l’hindi, il persiano, l’inglese, il tedesco e l’olandese sono tutte lingue “cugine alla lontan”. Le lingue Munda (austro-asiatiche) sono geneticamente correlate alle lingue del Vietnam e della Cambogia, mentre le lingue tibeto-birmane sono “parenti” delle lingue parlate in Nepal, Myanmar, Bhutan e Cina. Il gruppo munda delle lingue austro-asiatiche comprende il santali, il undari, l’ho e alcune altre lingue tribali parlate nell’India centrale. Sembra che alcuni oratori delle diverse famiglie linguistiche siano arrivati nel subcontinente indiano in tempi diversi nel corso della storia; gli antenati degli oratori della grande lingua andamanese appartenevano, forse, alla prima migrazione di esseri umani dall’Africa verso il sud e il sud-est asiatico.

LA PAROLA SCRITTA
In India le lingue hanno una relazione articolata con la scrittura. Non tutte le lingue indiane sono scritte, sebbene siano caratterizzate da una ricca tradizione orale. Lo sviluppo della scrittura è associato principalmente alla tenuta dei registri commerciali piuttosto che a qualsiasi attività religiosa o sociale. Il devanagari (o nagari), la sua variante moderna, è il sillabario usato per scrivere in hindi, marathi, konkani e sanscrito. Alcune lingue indiane possono sono scritte utilizzando più di un sillabario: il devanagari e il perso-arabo per il sindhi; il devanagari, il malayalam, il kannada, il perso-arabico e il romanico per il konkani.
Indipendentemente dai loro ascendenti diversi, i parlanti delle varie lingue indiane non vivono isolati. Nel corso dei millenni si sono mescolati per ragioni sociali, economiche e di altro tipo. Durante il loro sviluppo, queste lingue si sono arricchite, acquisendo le parole e costruzioni grammaticali delle lingue circostanti. Tali processi di assimilazione e convergenza definiscono l’indianità della moltitudine di lingue, evidenziando l’unità alla base della diversità linguistica del Paese.