Arte

Ritmi fusion

Numero 05, 2020

Ritmi fusion

Dr Naman Wahal |autrice

Numero 05, 2020


Portando avanti la tradizione della musica fusion indo-occidentale, in cui gli strumenti musicali indiani vengono suonati con dispositivi nuovi, i musicisti stanno creando un genere completamente nuovo, denominato musica elettronica. Scopriamo insieme la crescente popolarità di questa tipologia di musica

Il genere musicale della fusione indo-occidentale, in cui le composizioni vengono suonate con uno strumento tradizionale indiano e un dispositivo musicale straniero, esiste da un po’ di tempo. Nel giugno del 1966, il pubblico si riunì al Recreation Ground di Bath, nel Regno Unito, ascoltando il duetto formato dallo scomparso virtuoso del sitar indiano, Pandit Ravi Shankar ,e dal maestro di violino americano, Yehudi Menuhin. Nel 2007 uscì l’album vincitore del Grammy Award Global Drum Project, che vedeva il maestro indiano di tabla, Zakir Hussain, suonare con il batterista americano Mickey Hart e altri musicisti internazionali.

Con il tempo la musica si è evoluta e così anche il modo in cui l’India accoglie le composizioni fusion. Mentre le collaborazioni classiche continuano a incantare il pubblico di tutto il mondo, si è evoluta una nuova forma di fusione musicale: quella della musica elettronica, o elettro-musicale, che unisce le melodie degli strumenti classici indiani con i suoni prodotti elettronicamente. Il genere si sta facendo strada verso la musica commerciale.

Un’immagine d’archivio del 1965 del virtuoso del sitar indiano, Pandit Ravi Shankar, (a destra) che si esibisce con il maestro di violino americano, Yehudi Menuhin

Il grande successo indiano

Era il 1969 quando la musicista classica indiana Gita Sarabhai portò il sintetizzatore Moog in India. Considerato come uno dei primi sintetizzatori commerciali al mondo, il Moog consente la creazione di suoni modulari attraverso una serie di moduli come filtri, oscillatori, ecc. Il National Institute of Design (NID) di Ahmedabad è stato uno dei primi destinatari di questo dispositivo in India.

Per i successivi quattro anni, gli ingegneri del suono dell’Electronic Music Studio del NID hanno creato una musica fenomenale. Queste melodie, che si ritiene siano alcune delle prime opere di techno minimal e musica elettronica indiana, sono state registrate su nastro, archiviate nel mondo accademico e alla fine dimenticate, solo per essere poi riscoperte nel 2017, dal musicista indiano Paul Purgas, residente nel Regno Unito.

Uno dei primi album contenente i raga indiani eseguiti su un sintetizzatore in sincronia con i ritmi del dispositivo è stato Ten Ragas to Disco Beat, registrato nel 1982 da Charanjit Singh, un musicista di Bollywood. Nel corso dei successivi 20 anni, alcuni strumenti indiani, come il sitar, la tabla e il bansuri, insieme ai canti indiani, si fecero strada negli esperimenti di musica elettronica mondiale.

Electronica Indica

Il ritmo risonante delle tabla ha trovato la sua personificazione elettronica in Talvin Singh, un produttore musicale di origine indiana residente a Suffolk. Singh ha studiato la tabla, ed è accreditato per aver creato l’ormai popolare sottogenere musicale denominato Asian Underground, che ha portato all’ascesa del Britpop e dello scenario musicale della bhangra britannica. Il suo album di debutto, intitolato “OK”, vinse il prestigioso Mercury Music Prize nel 1999. La crescente popolarità di Singh, alla fine degli anni ’90, segnò l’inizio di una nuova ondata di sound elettronico.

alcuni ingegneri del suono presso lo studio del suono del National Institute of Design (NID) impegnati in registrazioni e lavori di voice over. 

Il XXI secolo ha finalmente visto lo sviluppo della scena musicale elettronica indiana, con festival come SuperSonic, Magnetic Fields e Enchanted Valley Carnival, organizzati non solo nel paese, ma anche con la partecipazione di artisti internazionali di musica elettronica.

Negli ultimi 10 anni, con una crescente esposizione globale, l’India ha visto un notevole aumento degli studi dedicati alla sperimentazione e alla creazione di suoni elettronici. Questo nuovo genere di musica è diventato, oggi, un’industria multimilionaria. Molti artisti indiani, come Vishal Malik (OMA) e Udyan Sagar (Nucleya) sono riusciti a ritagliare una nicchia per l’India nell’ambito della musica elettronica di tutto il mondo.

Al centro della scena

L’impatto dell’India sulla musica mondiale è stato encomiabile, che si tratti di fusion classiche o collaborazioni di tipo indo-occidentale. Con la musica elettronica, la vicenda sta diventando più intensa. Molti famosi DJ internazionali, tra cui TroyBoi, Marshmello, Deadmau5, Tiesto e il compianto Avicii, hanno utilizzato in modo rilevante alcuni elementi musicali indiani in molte delle loro composizioni. Questa connessione è cresciuta sistematicamente e, nel contempo, l’ascesa delle case discografiche indiane ha alimentato la fiamma della musica elettronica in India.

 

nel 2019 il produttore americano di musica elettronica Marshmello collaborò con il compositore indiano Pritam Chakraborty, in una traccia intitolata “Biba”

Mentre il mondo si adatta lentamente alle nuove norme dell’esperienza socio-culturale della pandemia in corso, si prevede che la musica indiana, siano essi i tanto celebrati canti classici indiani, accompagnati da strumenti tradizionali come la tabla e il sitar o il nuovo genere di musica elettronica, possa ottenere lo stesso apprezzamento nella comunità globale. Fino ad allora, aspettiamo pazientemente e prepariamoci al momento in cui anche questo nuovo ritmo, alla fine, si spegnerà!

Dr Naman Wahal

Il dottor Namal Wahal è un medico presso l'All India Institute of Medical Sciences (AIIMS), Nuova Delhi, che ha studiato la tabla. Wahal si esibisce anche come DJ House e Techno, unendo suoni di strumenti tradizionali indiani con la musica internazionale.
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