Moda

Un tessuto tornato di moda

Numero 03, 2019

Un tessuto tornato di moda

Ishita Goel |autrice

Numero 03, 2019


In bilico, sull'orlo dell'estinzione, il sontuoso tessuto mashru era quasi dimenticato, fino a quando non è stato riscoperto dalle più importanti etichette della moda

Una tradizione che vive da 500 anni e che racconta la storia dell’ingegnosità dei tessitori di un tempo. Un cortile lussuoso che nasconde in ogni ordito e trama le storie di re e del paese, di battaglie combattute e di regni perduti. Questa è l’eredità del mashru, un tessuto tradizionale, irealizzato a mano che un tempo nasceva nel Gujarat. Un mix specifico di filati di seta e cotone, il mashru, un tempo, era il tessuto preferito dalla famiglia reale e dai gruppi d’élite della regione.

Il mashru si caratterizza per luminosità della seta all’esterno e il cotone all’interno, per la comodità di chi lo indossa. Noto per i suoi colori gioiello e le righe vistose, nei suoi tempi d’oro il mashru era un popolare tessuto per l’abbigliamento.

Fu il caposaldo dello Stato del Gujarat, dove era ampiamente intessuto nelle aree intorno a Patan e Mandavi. Utilizzato per realizzare le kurtas, i sari e le lehengas, il mashru possiede una storia preziosa che nel tempo si è sbiadita. Tuttavia, oggi questo tessuto, semplice ma elegante, viene riportato alla ribalta grazie all’impegno di alcuni stilisti che lo stanno riscoprendo.

Un passato glorioso

Durante il XVI secolo, il potente impero ottomano, che si estendeva su tutto il Medio Oriente, intratteneva diversi traffici commerciali con i mercanti del Gujarat. Oltre a spezie, cereali e articoli vari, la merce più preziosa che era oggetto di scambio era la seta. La sua luminosità irresistibile la rese popolare tra i membri della nobiltà islamica dell’impero. Tuttavia, molti di loro credevano che la seta non dovesse essere indossata a contatto con la pelle. Inoltre, era un tessuto scomodo da indossare, date le temperature elevate della loro terra. Cercando una soluzione a questo problema, gli ingegnosi tessitori crearono il mashru, un tessuto che consentiva di onorare le proprie credenze e sentirsi a proprio agio anche indossando la luminosità della seta.

Nel suo ordito, il tessuto mashru contiene fili di seta (in verticale) e nella trama ci sono invece i fili di cotone (in orizzontali). Il nome mashru deriva dal persiano e significa “consentito”o“permesso”. Secondo alcuni la parola deriverebbe dal sanscrito mishru, che significa “misto”. Tessuto in una vasta gamma di colori brillanti come il verde, il rosso, il giallo e l’indaco, il mashru divenne simbolo di sontuosità.

Mentre le opulente dinastie di quell’epoca andavano disgregandosi, anche le loro arti e mestieri si perdevano nel tempo. Nel mezzo, i tessitori iniziarono a tessere semplici tessuti mashru per le donne delle tribù locali, che li cucivano per creare le chaniya-cholis (gonna con una camicetta). Ma anche questa tendenza diminuì con il tempo, poiché i tessuti sintetici, più economici, divennero sempre popolari. Oggi, la tessitura del mashru con telaio a mano è praticata da pochissime famiglie che vivono a Patan, nel Gujarat. Hasan Kaka è uno dei pochi artigiani che si dedica ancora alla tessitura del mashru con telaio a mano.

Fili di colore

All’interno del laboratorio poco illuminato di Hasan Kaka, si inizia a lavorare ogni giorno all’alba. I suoi tre figli, che si propongono di tessere almeno 3 m di tessuto al giorno, lo aiutano nella sua attività. “Esistono diversi tipi di tessuti mashru. Il kataria mashru è caratterizzato da righe colorate ottenute utilizzando diversi fili di ordito, mentre il danedar presenta un motivo punteggiato, per il quale bisogna aggiungere quattro subbi al telaio”, spiega Muhammad Zubain, figlio di Kaka.

“Per completare un tratto di tessuto è necessario circa un mese e mezzo di lavoro”, afferma Hasan, 72 anni, aggiungendo che per un sari si può impiegare fino a tre mesi di lavoro!”. Il lavoro è noioso e il denaro che guadagniamo è molto poco”, dice, motivo per cui mostra la sua riluttanza nel lasciare che i suoi figli portino avanti il mestiere. Se si pensa che attualmente a Patan sono rimasti circa 25-30 tessitori a lavorare questo tessuto, sembra impossibile credere che fino a qualche decennio fa erano circa 400 i tessitori. Yunus bhai è il proprietario di Gamthivala, un piccolo negozio situato proprio di fronte a Rani-no-Hajiro, un famoso sito turistico di Patan. “All’epoca di mio nonno, la nostra famiglia fece la sua fortuna vendendo il mashru. Partendo con un piccolo negozio, successivamente abbiamo aperto tre negozi, tutti grazie alla domanda elevata del tessuto. Tuttavia, oggi la domanda non esiste più e temo che se la situazione non migliorerà, tra qualche anno il mashru potrà essere ammirato solo nei musei”.

Un barlume di speranza

Tuttavia, non tutto è perduto poiché i clienti, specialmente nell’India urbana, stanno lentamente riscoprendo il fascino del mashru. Alcuni stilisti locali hanno iniziato a sperimentare motivi ornamentali e colori e stanno anche modificando il tessuto base con tessuti tie and dye e stampe a blocchi che sono molto apprezzati nei mercati locali.

Uno degli stilisti più famosi ad effettuare queste sperimentazioni sul mashru è Sanjay Garg, della firma Raw Mango. Il suo lavoro con “il tessuto più lussuoso al mondo, indossato dai reali” ha conquistato molti acquirenti e sta portando alla ribalta questo gioiello storico.

Una modella indossa un abito in tessuto mashru della collezione di Raw Mango

A Delhi gli intenditori di moda sono rimasti entusiasti quando Garg ha presentato i mashru kurtas, la lehengas e persino pantaloni contemporanei all’edizione Amazon Summer Fashion Week (AIFW) Primavera Estate 2016. Esemplificando ciò che desidera la donna moderna indiana, le sue modelle hanno sfilato lungo la passerella avvolte in splendidi abiti che avevano la grazia della tradizione ma anche trasformati e resi più semplici. Il fatto che il cotone abbia reso il tessuto più facile da indossabile non è passato inosservato al pubblico. Il mashru ha conquistato l’acquirente indiano grazie a tre punti importanti: indossabilità, semplificazione dei modelli e versatilità eccezionale.

A proposito del futuro del mashru, Garg ha affermato: “Il futuro del mashru è riposto nell’interesse delle comunità dei tessitori e sta crescendo negli ultimi decenni. Tra tutte le mie collezioni, il mashru è quella più vicina al mio modo di essere, in particolare l’Abha kurta che di tanto in tanto ho rivisitato”.

Garg ha ripreso in maniera evidente i modelli e le tonalità tradizionali del tessuto, donando ai capi un taglio e una forma contemporanea, rendendo così i pezzi mashru sempre più particolari e belli. Craftroots, Gujarat, una piattaforma unica dedicata alla creazione di interni e tessuti mashru per la casa, ha iniziato il suo percorso con il tessuto nel 2001. “I nostri sari, oggetti di arredamento per la casa e abbigliamento da uomo vengono venduti in tutta l’India e anche in paesi stranieri”, afferma Raju Thakor, portavoce.“Il mashru è un tessuto molto sontuoso. Per produrre un tessuto perfetto e di qualità occorre compiere sette passaggi complessi, senza saltarne neanche uno. La produzione del mashru è un processo affascinante.” Mentre i tessuti di mashru prendono il volo sugli scaffali, sembra che questo antico tessuto sia di nuovo in crescita.

Ishita Goel

Ishita Goel è una giornalista di Nuova Delhi. Dopo un breve periodo con l'Indian Express, ha scritto attivamente su tematiche quali il patrimonio e l’attualità indiana
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